Ciao,
sono Fatima, non sono la Madonna ma faccio miracoli lo stesso; tipo ieri, andavo per campi, ho visto due pellegrini: chiedevano arte contemporanea. Giorni dopo avevano in posta questa newsletter.
Oggi parliamo di questa foto, la conoscete tutti, lo sappiamo, ma lasciatemi spiegare.
L'immagine è lo screenshot di un video di un drone (lo trovate su Youtube) realizzato dalla polizia di Rimini. La foto viene postata anche sulla pagina Instagram della BBC. E non ci stupirebbe se in un libro di storia del futuro al capitolo Covid-19, il caso italiano, in doppia pagina, sopra un passante di testo, ci trovassimo proprio questa foto. Sarebbe un libro di storia bello e giusto. Una foto importante insomma che tira in ballo anche artisti, fotografi, storici dell'arte, eccetera, eccetera. Adesso ne parliamo. Ma first things first.
Saluti da Rimini
Nella foto ci sono: quad, caschi e droni da una parte; e dall'altra un uomo a petto nudo, la spiaggia e il sole. Artificio e natura. Tecnologia e umanità. Una copertina perfetta per un disco dei Daft punk, per esempio. E così infatti è stato: le prime rivisitazioni della foto nel web sono dedicate a gruppi più o meno elettronici; ma forse la più bella di tutte è quella di Iosonouncane che trasforma il canto del naufrago su una spiaggia deserta in una serenata alla polizia.
Per stendermi al sole/quando sulla riva verrai
Il mondo dell'arte ci regala altre declinazioni. Sui social, Make Italian Art Great Again toglie l'uomo e mette il cemento. Il lavoro di Boetti: Io che prendo il sole a Torino il 19 gennaio 1969 che riproduceva il corpo dell'artista sdraiato con calchi della propria mano in cemento a presa rapida, sostituisce l'uomo della foto e diventa Io che prendo il sole a Rimini il 18 aprile 2020.
C'è chi sovrappone la scritta ‘‘saluti da Rimini’’ alla nostra foto trasformandola in un'improbabile cartolina della città. Già Cattelan nel 2015 aveva messo su una campagna per Rimini, chiamato proprio dal comune, con lo stesso claim, ma neanche lui aveva toccato le altezze della foto sul nostro libro di storia del futuro. Libro che immaginiamo pieno di riprese dall'alto, quelle che oggi su Instagram chiameremmo flat lays, letteralmente "sdraiati piatti" (proprio come il nostro uomo sulla spiaggia). Perché quelle dal basso sono vecchie, sono il passato e noi siamo nel futuro.
Dal cielo
Diciamo che prima era più comune dal basso guardare verso l'alto, tipo verso le cupole, dove comunque non mancavano coattate prospettiche come l'Assunzione della Vergine di Giovanni Lanfranco in Sant'Andrea della Valle, e del Correggio nel duomo di Parma. Cupole che sembrano aprirsi su un cielo bellissimo a segnare la fine di colonne che non reggono archi né trabeazioni ma si lanciano verso l'azzurro divino accompagnate da angeli e trombe. E da quello stesso cielo, con un diverso azzurro, in altre epoche, sopra una mongolfiera da poco inventata, Nadar scrive la storia: da altezze prima di lui riservate solo alle divinità guarda verso il basso, verso noi comuni mortali e scatta la prima foto aerea mai realizzata. Daumier provvede subito con un’incisione a ricordo di questa spacconata storica.
Nadar eleva la fotografia all’altezza dell’arte. Ah, l’Ottocento
La mossa successiva nel grande capitolo della fotografia dall'alto: piccioni con mini macchine fotografiche attaccate al collo, utilissimi durante la prima guerra mondiale. A brevettare il sistema addestrando i volatili tale Julius G. Neubronner, un farmacista tedesco dei primi del Novecento con una fissa per i piccioni e per la fotografia, dimenticato subito dopo l'arrivo di tecniche più avanzate. Un libro edito da Rorhof nel 2018 raccoglie tutti gli scatti.
Per farla breve oggi ai piccioni abbiamo sostituito i droni, molto più ambigui come ci insegna l'artista e teorico James Bridle. Nel suo progetto ongoing Drone shadows riporta la sagoma di un drone da guerra (il Predator) sul piano terra: rendendo visibile un sistema di controllo, di solito invisibile. Così oscuri, così pericolosi, i droni sono puntini appena percepibili nelle foto di Trevor Paglen che non è John Constable ma si autodefinisce comunque e giustamente un artista di paesaggio. Solo sforzandosi nelle sue foto si possono individuare in fantastici cieli californiani all'alba minuscoli segni neri: ecco, quelli sono i droni. Dato che parliamo di immagini dall'alto, allora la foto più alta mai fatta sulla terra è quella della terra vista dallo spazio: e lo scrive Ghirri su Kodakrome. E se stai prendendo il sole e non dovresti, e sopra di te girano dei droni e vorresti diventare invisibile per non beccarti una multa, ci sono sempre le dritte nel capolavoro How Not to be Seen: A Fucking Didactic Educational. MOV File, 2013 di Hito Steyerl.
La vita di un pilota di droni nel videogioco by Molleindustria
Triangoli
Forse non l'avete visto: ma i due quad e l'uomo sdraiato formano un triangolo. Una figura importante nella storia dell'arte, per Cézanne e per Kandinsky per esempio. Ma concentriamoci ora un attimo su Astrazione e empatia di Wilhelm Worringer: testo del 1908 zeppo di incredibili abbagli come di delicate preveggenze. Worringer crede che il triangolo, come tutte le forme geometriche pure, sia stato nelle civiltà preistoriche e antiche il simbolo del disagio umano davanti alla natura: Incomprensibile, ingestibile, cattiva, imprevedibile, pericolosa e assassina. Per lo storico dell'arte tedesco gli artisti del passato hanno trovato sollievo nell'ordinare la natura dentro forme precise, chiuse, geometriche come il triangolo. (E da qui tutta la sua teoria sull'arte astratta, ma questa è un'altra storia).
La piramide di Testaccio, per Worringer il massimo dell'odio umano nei confronti della natura
Ora, certo non serve dire che questo non è proprio un momento nel quale l'uomo convive benissimo con il mondo naturale, del resto ancora non siamo usciti da una pandemia (solo per dirne una). Di conseguenza il ricorso al triangolo come sentimento d'astrazione (leggi anche estraneità) nei confronti della natura è stata un'ottima scelta del poliziotto che ha guidato il drone.
Lo sbirro artista
Fosse mai che il poliziotto è il nuovo Raffaello? (l'ossessione di Raffaello per i triangoli del resto è cosa ben nota, basti guardare le sue sacre famiglie).
Può essere. O forse no. Può essere anche, per esempio, che il drone ha le sue ragioni che la ragione dello sbirro non conosce. Sto dicendo che se la foto è bella può non essere merito di chi l'ha fatta ma dell'INCONSCIO TECNOLOGICO DEL DRONE. Parliamo ovviamente di Vaccari che vi spiega tutto in questa presentazione registrata molto male. Ma prendiamo anche un passo di Vilém Flusser: "L'immaginazione dell'apparecchio è superiore a quella di ogni singolo fotografo e a quella di tutti i fotografi messi insieme". E se vi state chiedendo: "ehi, ma questa storia che le cose hanno una vita diversa dalla nostra l'ho già sentita", avete ragione e allora spalanchiamo le porte al realismo speculativo, alla ooo e alla ooo nell'arte (a proposito che fine ha fatto?) anche italiana.
Bene, se è tutto chiaro ci vediamo tra 15 giorni per un’altra apparizione. Nel frattempo, sapete dove trovarmi.
Charming