La crème de la crème
Che ti dovevo, che ti dovrei: domande, insulti, complimenti e riflessioni a un anno dalla nascita di Fatima
Ciao,
sono Fatima, non sono la Madonna ma faccio miracoli lo stesso; tipo ieri, andavo per campi, ho visto due pellegrini: chiedevano arte contemporanea. Giorni dopo avevano in posta questa newsletter.
E niente: Fatima compie un anno. Non starò qui a ricordare lo slancio delle prime apparizioni, le notte insonni dopo l'abbaglio di una visione che manco il fabbro dopo un giorno di saldature senza maschera, la notte, con le fiamme negli occhi; non voglio neanche sbrodolarmi addosso e raccontare i successi materiali di questi dodici mesi, so che come me voi sapete: non di solo pane vive l'uomo. Ma ecco, raggiunto questo traguardo e in pieno ritiro spirituale ho deciso di rispondere a chi mi ha scritto per tutto questo tempo. Mi scuso se non avete mai ricevuto segnali ma sono stata sfiancata da questa lunga infilata di apparizioni: come le stigmate hanno lasciato segni fisici e morali che non perdonano. Ho raccolto quindi domande, commenti, insulti e complimenti: occhio però, la selezione, la crème de la crème, non conta solo i fedelissimi e gli ortodossi al limite del terrorismo, la verità non è facile e per tracciare la linea di luce ho messo dentro anche chi da questa luce si copre dicendo poi di non vederla: infedeli, agnostici, protestanti, atei, siete per noi un esempio importante da non seguire; avete tutta la mia considerazione. Per tutti gli altri ancora orfani di risposta: vi aspetto in paradiso e potremo parlare di temi ben più importanti e forse insieme scoprire finalmente il sesso degli angeli. Per chiudere: così come in principio era il verbo e poi il verbo si è fatto carne, anche Fatima si reificherà (presto) nel corpo di incredibili profeti.
Bene: fedeli e infedeli, lovers ‘n haters, i vostri commenti, le mie parole:
Silvia da Roma: Con La corteccia e il fumo c'ho svoltato la tesi della triennale, grazie.
Passaci il pdf zia
Elio da Jesi: Ma perché parlate solo di Roma?
“Tutte le città, prima o poi, verranno distrutte dalla pioggia. Chiamatela pioggia. Chiamatela carestia. Chiamatela guerra o epidemia. Chiamatela semplicemente tempo. Tutti sanno che la fine del mondo ci sarà. Ma il sapere, nell'uomo, è una risorsa fragile. Gli abitanti di Roma la consapevolezza della fine ce l'hanno nel sangue, ed è talmente assimilata da non generare più alcun ragionamento. Per gli abitanti di Roma la fine del mondo c'è già stata”.
Nicola Lagioia, The passenger, Roma
Martina da Latina: Puntuali, sempre ottima la selezione di artisti, bel lavoro.
Quando selezioniamo tema e nomi ascoltiamo solo Craig David a cannone, che fomento martì quando parte when the crowd say bo seeeleeecta
Servizio di informazione religiosa de L’Osservatore Romano: La Segreteria di Stato della Santa Sede sembra avere di recente rilevato che alcuni contenuti di Fatima, in particolare nella parte che fa riferimento ai miracoli della Madonna in Portogallo e alle apparizioni che gli autori dei testi sostengono di avere con cadenza mensile, avrebbero l'effetto di incidere negativamente sui precetti della Chiesa cattolica.
Lavarcene le mani come Pilato sarebbe facile; non possiamo dire sia tutto vero come però non possiamo giurare di aver scritto solo bugie. Beato il paese che non ha bisogno di eroi come insegna il Galileo di Brecht. E quindi, davanti all’inquisizione affermo: Ogni riferimento a quella Madonna è puramente casuale. Le apparizioni raccontate sono, a scanso di equivoci, delle epifanie laiche, provocate da una spiccata predisposizione all’elaborazione fantastica che scaturiscono, in alcuni casi, da conversazioni surreali intavolate sotto l’effetto di magiche sostanze.
Conversazione al bar Gasperuccio con Sim1 dal Quadraro:
Perché però il vostro Instagram fa rate?
Perché non c'abbiamo cazzi
Si vede
Vocale Marco da Roma: Noooo, fratèèèèè; cioèèèèè: che boooomba. Calcola quando so partiti i Colle, madòòòòòòò; tipo, cioè; no vabbé, no vabbè, te giuro. Mo sto 'nna da mamma poi te richiamo.
Marco, per chi non lo conoscesse, punta solo i gruppi e le canzoni disseminate nelle newsletter, ignorando tutto il resto. Ti si vuole bene lo stesso
Lettore anonimo: Dopo l’uscita della vostra newsletter Non fidarti di Jennifer sulla manipolazione dei dati online e sulla videosorveglianza ci sono stati parecchi casi di spyware e hackeraggio nazionali e internazionali, primi fra tutti il Pegasus Project e l’attacco al sito della Regione Lazio. Credete ci possano essere collegamenti?
Fatima sta crescendo poco a poco ma il suo verbo non è ancora così potente tra i suoi fedeli iscritti. Verrà il giorno in cui la parola di Fatima smuoverà le masse ma quel tempo non è ancora arrivato. Il futuro prossimo ci riserva però parecchie sorprese, tra cui una nuova sezione della newsletter dedicata a strani progetti d’arte contemporanea che vi arriveranno via mail come fulmini a ciel sereno e una non lontana materializzazione romana della nostra Madonna (pazientare per i dettagli).
Tommaso da Torino: Una battuta in romano non è una vera battuta se poi non fa ridere tradotta in italiano.
Ciao Tommaso, pubblicala su aforismi.net. Non sei però la prima persona, quindi. La tua frase presuppone una differenza fra l'italiano e il dialetto, fatto vero del resto, ma non come forse lo intendi tu. Non c'è differenza linguistica fra italiano (poi quale italiano?) e dialetto, esiste una differenza sociale; così, spesso, una varietà linguistica viene considerata più prestigiosa di un'altra, cosa che però appunto nulla ha a che fare con la lingua in sé che mantiene intatta tutta la sua capacità espressiva. A Piedi scarzi di Emanuela Fanelli, gioca proprio sull'idea sociale del romanesco nel cinema per esempio. Inutile dire che il prestigio di una lingua cambia nel tempo: negli anni Sessanta, per dire, lo spagnolo non aveva una buona fama nella penisola. Dialetto, qualsiasi dialetto, e italiano hanno così la stessa parità linguistica e questa dovrebbe essere cosa nota almeno da Tullio De Mauro. Detto questo, se pur pari, diciamo così, sono comunque due lingue diverse e quindi spostarsi da una lingua all'altra significherebbe mettere in piedi un processo di traduzione più o meno complesso. E quindi è vero quello che dici tu come è vero che le stanze della Chanson de Roland non rimano in italiano: qualcosa nel processo di traduzione si perde per forza. Ma poi e soprattutto, mi sembra evidente: non faccio cabaret.
DM Grafico straniero: Vostro logo non si legge, F sfocata (segue faccetta disperata)
Grazie grafico che mi dai la possibilità di spiegare che l’identità visiva di Fatima ricalca il concetto alla base del progetto: fare uno sforzo di lettura, obbligare lo sguardo a oltrepassare la superficie. La scritta infatti non si legge, è sfocata. Giusta intuizione. Se provi a metterla a fuoco, però, appaiono chiaramente sei lettere, tre sillabe, una parola sdrucciola: Fatima. L’ha realizzata per noi co-co, duo di grafici romani. Sotto la superficie sfocata, sotto un pulviscolo dalla grana colorata, c’è una font fatta apposta per Fatima: con i caratteri sottili e con le grazie allungate. Una font che forse non vedrete mai e di cui, sinceramente, non ricordiamo neanche il nome.
Caterina da Terni: Mi piace molto il vostro modo di scrivere, i temi che trattate e come li sviluppate. Credo sarebbe molto formativo vedere come lavorate, se uno volesse collaborare con voi? Ancora complimenti.
Cara Caterina, soldi e paura mai avuti; di scrivere gratis non se ne parla: poi ci arrivano quelli di Awi sotto casa. Meglio di no. Sul formativo, poi, sinceramente non saprei: nell’ultima newsletter, circa il progetto che abbiamo inventato di Christo, abbiamo discusso a lungo, con forti alternanze di fomento e frustrazione, sul fatto di scrivere o meno “progetto de Cristo”, proprio per sottolineare che fosse un gran progetto. Poi ci è sembrato offensivo e abbiamo accannato. E per altre due settimane abbiamo parlato di quanto sarebbe stato bello se l'avessimo fatto.
Maria da Loreto: Buonasera, complimenti, articoli molto curati e a volte provocatori (anche troppo). Vorrei farvi una domanda, visto il nome del progetto, i vari riferimenti cattolici e una non superficiale padronanza di argomenti religiosi: siete credenti?
Vogliamo tutto, se Dio c’è, pure lui.
Costanza da Urbino: Credo che sia un ottimo modo di svecchiare un modo di parlare d'arte: con leggerezza e competenza, senza mai abbandonare i riferimenti con quello che sta fuori il mondo dell'arte contemporanea: il mondo vero. Complimenti veramente.
Costanza, grazie. L'idea che molti hanno della storia dell'arte è formata da un insieme di nomi, una manciata di opere e una pioggia di date, padroneggiare la materia sarebbe unire i punti del triangolo. L'università non aiuta con lezioni in aule buie per proiettare immagini, dopo pranzo, con la pizzetta rossa dura come un sercio del bar in facoltà sul groppone, il laser del professore che punta su dio solo sa cosa con mano tremante, tono monocorde; e prima la mano sulla fronte, mano che presto scivola e fronte che lentamente scende e trova posto nel nido ben composto nelle braccia ormai incrociate sul banco. Ti dici: buio per buio e rimani così, fino all'accecante neon violentemente acceso a fine lezione, una lama di luce che squarcia le palpebre chiuse, azzera ogni ombra, mangia il buio, snatura tempo e spazio: una briscola in piena faccia superato l'angolo. Gli occhi rossi, il quaderno vuoto e quel sercio di pizza ancora sul groppone. Insomma, la storia dell'arte può essere altro. Ma in qualche modo deve essere anche questo.
Coatto con parecchi follower e molte foto brutte. Sempre su Instagram: Fatima, bel nome di merda.
All’insulto rispondiamo con uno sproloquio nostalgico, chiediamo scusa in anticipo a chi non se lo merita.
Roma. Tangenziale Est, ore 19.00. A pochi metri dal cavalcavia c’è un cartellone pubblicitario. C’è scritto Fatima, si legge per pochi secondi, passando con la macchina. Un’apparizione, un miracolo durato una manciata di passi dal centro della capitale. Racconta un professore di Coimbra nel 1917: “Il cielo, che era stato nuvoloso tutto il giorno, improvvisamente si schiarì: la pioggia cessò e sembrò che il sole stesse per riempire di luce la campagna circostante, che in quella mattinata invernale appariva così malinconica’’. Era il miracolo di Fatima. A più di un secolo di distanza, il nostro miracolo prende quel nome. Quel cartellone oggi non c’è più, forse non c’è mai stato.
Ariele da Venezia: Ma Francesco Angelucci è frocio?
Ariele te la sei cercata
Sabrina da Brescia: Quale potrebbe essere il prossimo tema di Fatima?
Ciao Sabrina, bello risentirti. Come saprai bene, essendo una nostra accanita lettrice, ci sono spunti per Fatima dappertutto. Ti dice qualcosa: «I sanniti erano un antico popolo che viveva nell'attuale regione del?» A noi molto, sarebbe bello svilupparlo per mandare in crisi i concorsisti Mic. L’altro giorno, poi, una nostra amica ci ha raccontato questa storia pazzesca che sa di estate siciliana. È ambientata nell’Ottocento, dove Ferdinando Monroy, principe di Pandolfina e conte di Ranchibile, tra i più antichi casati in Sicilia, ha fatto un voto per grazia ricevuta e vuole raggiungere a piedi la Terrasanta. Ma il nobile in realtà non è che ha tutta sta voglia di partire. Quindi che fa: conta esattamente i chilometri che lo separano da Gerusalemme e percorre la stessa distanza senza uscire dai confini della sua tenuta. Come? - ti chiederai Sabrina curiosa - Percorrendo il giardino per un anno e mezzo con il fidato cameriere (tale Feliciotto) e il cane, fino a coprire i 3815 chilometri necessari.
Quanti like si merita questa storia? Ti fa viaggiare anche se sei in casa con 40 gradi a sudare davanti a un ventilatore che non è il Dyson :(
Bene, se è tutto chiaro ci vediamo prossimamente per un'altra apparizione. Nel frattempo sapete dove trovarmi (come sempre qui e qui).