Ciao,
sono Fatima, non sono la Madonna ma faccio miracoli lo stesso; tipo ieri, andavo per campi, ho visto due pellegrini: chiedevano arte contemporanea. Giorni dopo avevano in posta questa newsletter.
Mettiamo le cose in chiaro: questa è una puntata capziosa, schierata e di parte. Quale parte? Sempre la stessa.
Ok, detto questo possiamo iniziare.
Non hanno ancora scoperto come dal profilo Instagram ufficiale di Papa Francesco sia partito il like alla modella brasiliana Natalia Garibotto. Il Vaticano ha aperto un’indagine interna prendendo parte a un insolito intreccio che mette insieme chiesa, social media manager e hacker. Sarebbe bello leggere gli atti.
Il Papa è stato scartato subito dai sospettati, il baratto del resto non regge: un milione di follower in cambio di un posto in paradiso.
Se invece fosse un film di Sorrentino sarebbe tutto più reale. Tanto per cominciare il like lo avrebbe di certo messo il Papa (il cardinale Voiello, tra l’altro, ha già negato ogni sua implicazione nella vicenda) e sarebbe uscito allo scoperto con una passeggiata trionfale attraverso un corridoio pieno di Natalie Garibotto.
Quasi un anno fa infatti The New Pope preannunciava la tempesta scatenata da questo like con un groviglio di corpi tesi verso una croce palpitante di neon che neanche la zattera della medusa di Géricault. Corpi dalle movenze equivoche e lascive, poco distanti da quelle della modella brasiliana.
Concentriamoci sulla foto: per il Papa tutto questo non è una novità
Ferro, fuoco e foglie di fico
Nel corso dei secoli e lungo i corridoi dei Musei Vaticani – così come per tutta la storia dell'arte a lui o comunque a pontefici prima di lui non di certo sconosciuta – simili figure, simili pose, stessi spiriti ecco, sono stati materiale visivo quotidiano.
E del resto non si spiegherebbe altrimenti il fomento dei lanzichenecchi nel distruggere più di mezza Roma nel sacco del 1527. La cattiveria di questi mercenari spronati contro una chiesa sentita lussuriosa e pagana rende bene la misura della naturalezza del papato di allora di fronte a questioni più terrene e meno spirituali: Roma Babilonia, si diceva, Roma paese dell'Anticristo.
Libertà di costumi e di parole chiara anche nella vita di Cellini; qui per esempio racconta di una cena intima con Michelangelo e compagnia, roba da censura, non so se ci siamo capiti.
Solo per far intuire la portata di questo sacco e del Concilio di Trento che lo segui, c'è la storia del Braghettone.
Alias bacchettone e capirete perché
Vado a spiegare brevemente: Michelangelo finisce quel catalogo di nudità sopra un fondo blu lapislazzuli che tutti ricordiamo come il Giudizio universale nella Cappella Sistina. Tutti nudi praticamente, tutti che galleggiano sopra quel blu dimentico di un'idea spaziale. Nudi nelle pose più assurde. Un bel lavoretto finito nel 1541, dopo il sacco ma prima del Concilio. Papa Pio IV, finito il Concilio nel 1563, chiama Daniele da Volterra e, morto Michelangelo, gli chiede di mettere una pezza a quel tripudio di parti intime. Il pittore aggiunge drappi, piega tessuti, disegna foglie di fico, letteralmente mette pezze: affresca mutande per nudità sentite allora troppo blasfeme. Grande pittore manierista allievo di Perin del Vaga, Daniele da Volterra verrà ricordato appunto come il Braghettone. Come si può pensare di rimettere mano a un affresco di Michelangelo e passarla liscia? Io, davvero, boh.
E quindi, insomma, non è certo la prima volta che il Papa si ritrova a gestire questi problemi di immagine, peraltro anche senza social media manager.
Hit me baby one more time
Torniamo alla foto. Una foto che già di per sé non è un capolavoro: l'armadietto tutto distorto dall'obiettivo, l'estintore in fondo a destra, pochi libri (tre) di cui uno è un thriller firmato John Grisham (Il rapporto Pelican) e una dominante giallognola che tocca ogni cosa tranne il bianco candido, si fa per dire, di giarrettiera e maglietta della protagonista.
Guardiamo le braccia della nostra modella brasiliana: arti protesi in un gesto quasi d'offerta verso quell'armadietto piuttosto familiare. La coerenza stilistica con l'iconografia della Maddalena nel Noli me tangere è inquietante.
Se siete un po’ arrugginiti in materia di eventi biblici vi riassumo sinteticamente la storia: Gesù risuscita, esce dal sepolcro. Maddalena lo scambia per una guardia. Gesù rosica. Maddalena lo riconosce e prova ad andargli incontro dispiaciuta. Un Gesù coattissimo le dice: «non mi toccare». Questo andare incontro al divino ritorna: la modella riesce a raccattare un cuoricino del Papa che nega fermamente di essere un suo follower.
Diversi abiti, altri strumenti, stessi addii
Torniamo ora a Natalia che ci propone una variante della classica posa manierista, una variante irrigidita potrei dire: le gambe da un lato, il busto ruotato dalla parte opposta e la testa che asseconda il vorticoso movimento caratteristico del tardo Cinquecento qui si blocca con un violento scatto di collo.
Ci possiamo sbizzarrire e riconoscere pose simili nel Tondo Doni, oppure nella Deposizione di Raffaello (una delle tre donne pie a destra che regge Maria), e ancora nel Ratto delle Sabine del Giambologna. Poi la questione del vortice sfugge di mano e diventa architettura nelle colonne tortili del Baldacchino di San Pietro e una soffice montagna di torta con panna montata nella cupola di Sant'Ivo alla Sapienza, ma forse la sua rappresentazione più famosa rimane, ahimè, il Ratto di Proserpina del Bernini.
Questo per dire che il movimento della modella, non ancora guizzo, è una figura a cui sono abituati da secoli in ambito ecclesiastico.
Extra-estasi
Veniamo al nudo: la storia dell'arte ha deciso di rappresentare senza vesti molte figure religiose femminili: vedi Betsabea, Susanna e i vecchioni oppure la moglie di Putifarre, anche lei sempre un po' così, vabbè Eva inutile citarla. Di nudi quindi il Papa ne ha sempre visti, collezionati e commissionati. Mi direte, ma qui siamo ai limiti della decenza. Ok la torsione, la posa manierista e tutto, ma io vedo solo due chiappe tirate su come consigliano di fare la spesa. E allora vi rispondo che in realtà, celate sotto estasi mistica, ci sono dentro chiese sculture piuttosto esplicite in questo senso. Ne cito due, le più famose, su tutte.
Siamo in Santa Maria della Vittoria a Roma, precisamente nella cappella Cornaro. Bernini ci scolpisce l'estasi di Santa Teresa d'Avila basandosi sulla biografia della santa, d'Avila ne dà una descrizione che insomma, dai, ci siamo capiti, ma per capirci meglio la riportiamo:
Un giorno mi apparve un angelo bello oltre ogni misura. Vidi nella sua mano una lunga lancia alla cui estremità sembrava esserci una punta di fuoco. Questa parve colpirmi più volte nel cuore, tanto da penetrare dentro di me. II dolore era così reale che gemetti più volte ad alta voce, però era tanto dolce che non potevo desiderare di esserne liberata. Nessuna gioia terrena può dare un simile appagamento. Quando l'angelo estrasse la sua lancia, rimasi con un grande amore per Dio.
Il braccio cadente della santa, il volto distorto dal piacere, l'angelo sopra di lei, insomma, erotismo puro a cui sono state dedicate dalla letteratura decine di pagine e addirittura interpretazioni psicologiche (per dirne una, Lacan elegantemente lo definiva l’affetto che non inganna).
Sempre il Bernini cavalca il successo del motivo e dopo Teresa d'Avila mette su l'estasi della beata Ludovica Albertoni conservata nella chiesa di San Francesco a Ripa.
Transverberazione, la chiamano
L’arte contemporanea come sappiamo con la religione non va sempre d’accordissimo. Ebbene, anche qui non mancano esempi che avvalorano il nostro discorso. A partire dalla Madonna di Munch, non a caso bollata all’epoca come arte degenerata, fino ad arrivare a La Chapelle che, nel ciclo Dopo il Diluvio, ci regala scene pseudobibliche in cui dappertutto compaiono corpi nudi in torsione. E poi c’è Vanessa Beecroft che per la Chiesa di Santa Maria dello Spasimo mette in scena una performance di corpi nudi femminili ispirati alla scultura siciliana tardo barocca. Ultima ma non meno significativa la scultura di Tony Cragg ispirata alla madonnina del Duomo di Milano. Cosa dicevamo sul vortice? Ecco.
Bene, se è tutto chiaro ci vediamo prossimamente per un'altra apparizione. Nel frattempo sapete dove trovarmi (qui e qui).